509 pagine, brossura Bompiani editore Minguccio, Memena e Gaetano, i tre protagonisti di questo romanzo che racconta vent'anni della loro vita. Una vita vissuta come bottiglie di Raffo, ciascuna per se ma tutte e tre unite nella confezione di cartone che le conserva vicine. E proprio alla Raffo i protagonisti del racconto si ispirano, nella rappresentazione variegata di un rapporto più intenso di ogni tentazione di abbandono alla Ceres o alla Bud,nel rifiuto dell'assioma per cui alla maturità sociale dovrebbe corrispondere la perdita della capacità di apprezzare il gusto della birra di Taranto, nella analisi appassionata e partecipe di un legame che stringe indissolubile dal 1919 la Raffo e i tarantini.
Incipit: La Raffo l'ho conosciuta il 12 febbraio del 1978. Al mattino mi ero laureato in storia antica, all'ora di pranzo mi ero già ubriacato a ciuccio con i miei amici per festeggiare.
Ultimo paragrafo: La chitarra elettrica aveva cominciato a salire di un semitono ad ogni giro, mentre suonava il ritornello de "La frushkulona mea" di Mimmo Carrino, con una brillantezza limpida e lancinante come quella di una Raffo ghiacciata sotto il sole del ferragosto, libera sino a sembrare imprendibile eppure legata alle sue poche note come una nassa alla sua paranza.