Santa Monica |
L'ha scritt carlo "usinnache" | |
giovedì 26 agosto 2004 | |
Il 27 di agosto la chiesa cattolica ricorda Santa Monica, madre di Sant'Agostino. Questa data non dirà molto ai più giovani, ma chi ha superato gli "anta" da un bel po' e ricorda quando le sere di estate si trascorrevano seduti in compagnia davanti all'uscio di casa e non davanti alla TV, di Santa Monica forse si ricorda. Sperando di fase cosa gradita, riassumo un po' di informazioni raccolte grazie agli interventi di Mariella Orlando, Nicola "Teofilatto" Luzzi, di Antonio Spina, di Aldo XP e Fraco Capitanonemo Il culto di Santa Monica era diffuso in tutto il bacino mediterraneo di fede cattolica ed il nome della santa era invocato da coloro che volevano avere notizie dei propri cari lontani o dispersi a causa di guerre, cataclismi o altri drammatici eventi. In tempi in cui il telefono non esisteva ed anche spedire una lettera era una impresa, non era raro che bastasse che qualcuno emigrasse in una città distante qualche centinaio di chilometri per perderne le tracce, a volte per sempre. Santa Monica, madre premurosa in maniera esemplare, aveva fatto voto di non abbandonare il figlio Agostino nelle sue peregrinazioni finchè questi non si fosse convertito al cristianesimo; la tenacia e la perseveranza della madre compirono il miracolo e Agostino finì per battezzarsi. Santa Monica ritenne così di aver compiuto con ciò la propria esistenza terrena e si spense serenamente ad Ostia, vegliata dal figlio, futuro padre della Chiesa. Tradizionalmente, chi voleva avere notizie di un proprio caro doveva vegliare in preghiera e alla mezzanotte del 27 agosto rivolgere una invocazione alla santa, approssimarsi ad un incrocio, un trivio o un quadrivio ed osservare la prima persona o animale che lo avesse attraversato, notandone abbigliamento, professione, modo e direzione di marcia. In funzione di tutti questi particolari si sarebbe potuto trarre il responso alla domanda rivolta alla santa: per esempio vedere un carabiniere significava guai con la giustizia, dottori o simili guai di salute, ecc. Solitamente questo compito era svolto dalle donne più influenti della famiglia e naturalmente ciascuna aveva tutta una serie di particolari che venivano trasmessi in maniera matrilineare e riservata, un po' come per i riti di guarigione dalla "fascinatura". Solitamente l'invocazione recitata era la seguente: "Sanda Moneca piatosa, sanda Moneca lacremosa; a Rome sciste e da Melane aveniste; e cume le nueve d'u figghie tue annuciste, accussì annuce le nueve pe nu marite a figghieme." (Santa Monica pietosa, santa Monica lacrimosa; a Roma andasti e da Milano venisti; e come portasti notizie del tuo figliolo, così portami notizie riguardanti un marito per mia figlia) Oltre ad essere utilizzato per avere notizie di parenti lontani, il rito di Santa Monica era anche impiegato per avere risposta ad altre domande, tipicamente se una fanciulla avrebbe trovato marito, se un matrimonio sarebbe stato felice, se una impresa avrebbe avuto successo ed altri dubbi simili, ed a seconda della necessità variava - ovviamente - l'ultima parte della invocazione.. Naturalmente oggi questo potrebbe far sorridere molti ed altri avranno pronte spiegazioni che parlano di suggestione, superstizione, effetto placebo e quant'altro. Per quanto mi consta personalmente, mia nonna ha avuto notizie di un figlio ed un fratello dispersi in guenna nell'ultimo conflitto mondiale e credo che molti di noi potrebbero avere conferma dai propri nonni o genitori sulla efficacia, quantomeno presunta, di questa pratica. Nel 1947 Alfredo Majorano mette in scena la commedia "A Sanda Moneche. Scene popolaresche tarentine" seguita a breve, nello stesso anno da "'U figghie d'a Madonne "; la prima dell’atto unico “A Sanda Mòneche” viene rappresentata all’Orfeo la mattina dell’11 maggio del ’47 nell’ambito della “Prima sagra della poesia dialettale tarantina”. |
|
Ultimo aggiornamento ( martedì 28 agosto 2007 ) |
< Vid quidd d'apprim. | Vid 'nnotre. > |
---|