Epifania, Befana o come si dice da noi Pàsche Befanìe |
L'ha scritt Carmela "Jatta acrest'" | |
venerdì 04 gennaio 2008 | |
Epifania, Befana o come si dice da noi Pàsche Befanìe, … trè nomi per la stessa festa. Il nome deriva dal fatto che l’Epifania è considerata la prima “Pasqua” dell’anno solare ( intesa come "passaggio" dalla fine di un ciclo produttivo e l'inizio di uno nuovo). Una Festa cristiana che commemora "la manifestazione di Gesù Bambino" come "Messia" e l'arrivo dei Re Magi che vanno ad adorarlo portando in dono oro, incenso e mirra.
Una festa che trae origine dai rituali pagani e dalle usanze rurali, dove la dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura, che la notte del 6 gennaio, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l'anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. La Befana coincide quindi, con la rappresentazione femminile dell'anno vecchio, pronta a sacrificarsi per far rinascere un nuovo periodo di prosperità. La notte tra il 5 e il 6 gennaio è sempre stata considerata una notte magica...in cui nulla accade per caso, ogni gesto racchiude un presagio, ragione per cui è molto importante conoscere e rispettare le vecchie usanze. Ce ne sono di piacevoli, che vedono protagonista il numero nove - simbolicamente un numero magico che triplica la perfezione del "tre" - come quella della vigilia di "chiùdere le nove vòcche" - ossia di mangiare nove cibi diversi, che servono a sfamare "le nove streghe dell'Epifania" che aiutano la Befana nel suo "giro". Usanza che nei tempi passati, quando la miseria era tanta e la fame di più, costava sacrificio. Ci si privava di alcune primizie, raccolte durante l'anno, lasciandole per la Befana. Si conservavano nelle cantine al fresco i prodotti del lavoro della terra come l'uva còrnele, i melloni "a rezza", le pumedòre "a'nzerte", le "fiche vernèle"...e le sète (melograni)... ma anche frutti conservati come: fichi secchi - cucchiàte, sciòlte e carachìzze - , uva e cèràse sotto spirito... tutti prodotti che un tempo erano introvabili in questo periodo invernale, in cui la natura riposa prima di ritornare a regalarci i suoi frutti. Per il pranzo del 6 gennaio è usanza per molti mangiare lasagne rigorosamente fatte a casa con farina bianca, per onorare il vecchio detto: Ci a Pàsche Befanìe no mànge lasagne, pi tutte u' reste de l'anne se lagne" Ma la notte dela Befana è magica anche perchè associata a fantastiche manifestazioni, come le pareti delle case che diventano di marzapane, gli alberi e i fiori che durante la notte magicamente fioriscono per l'ultima volta prima del letargo invernale; le acque, dai semplici rigagnoli agli oceani, che diventano d'oro e d'argento, e gli animali che solo per questa notte ricevono il dono della parola per benedire o maledire i loro padroni, secondo il trattamento ricevuto. A tal proposito, la sera del 5 gennaio mia nonna si raccomandava di "guvernà 'buène l'animàle", e raccontava "dò cùnte": Il primo riguardava gli animali da lavoro come i cavalli e raccontava di un carrettiere, che durante la notte del 5 gennaio stava trasportando sul suo scerabballe, trainato da due cavalli uno bianco e uno nero, un carico di "taùlune". Faceva freddo e aveva fame, si fermò alla prima cantina che trovò sulla strada, e andò a mangiare e a bere, poi chiese alloggio ma non c'èra posto e si accontentò di ripararsi nella stalla insieme ai suoi cavalli che però si era dimenticato di rifocillare. Mentre si stava appisolando sentì delle voci, mise orecchio e ascoltò..... il cavallo nero chiedeva: <oh! ma dò ste sciàme?> il cavallo bianco:<a 'ù paìse d'u padrùne> e il cavallo nero:<e piccèccosa?> il cavallo bianco:<pe purtà ste taùlune ca hanna fà u chiàvùte a u' padrune> A questa rivelazione al carrettiere gli venne "na gòcce" ( un colpo) e morì sul colpo. Il secondo racconto riguardava gli animali da compagnia, rappresentati dai gatti a me tanto cari... Sempre la sera del 5 gennaio, un uomo aveva consumato la sua frugale cena, scordandosi di dare qualcosa alla sua gatta. Dopo la cena il poveretto, mentre si riscaldava vicino "a frascère" mangiava ceci arrostiti.... la gattina era accovacciata vicino a lui e ad occhi chiusi si godeva il tepore della cenere. Sentendo sgranocchiare il suo padrone alzò lo sguardo e lo fissò sbadigliando mentre lui chiese: <C'è jattò, uè do cìcere?> la gattina affamata, ritornò a dormire, ma lui non contento chiese ancora ridacchiando: <Jattò, cu te l'agghie! c'è le uè do cìcere 'rustùte?> La gattina allora infastidita da quella domanda di scherno, alzandosi sulle zampe posteriori, con fare serio e minaccioso rispose: <No tènghe dinte!!!> Il poveruomo impaurito da quella reazione inapettata, si alzò di scatto, indietreggiò e cadde rovinosamente sbattendo la testa sullo scanno e morì. Di storie ce ne sone tante, vere o di fantasia chi lo sa? L'unica cosa vera è che questa festività rimane un fenomeno di costume entrato nelle credenze popolari e il suo significato ha nei secoli assunto sfaccettature sempre diverse, ma la simpatica ecchietta sopravvive, avvolta sempre in un alone di mistero, che la difende dalle insidie del tempo. Dopo San Nicola...Santa Lucia...Gesù Bambino e Babbo Natale... ora tocca a lei...La Befana... una vecchia capace di portare in sé sia il bene che il male. La Befana rimane un personaggio legato all'infanzia e quindi sempre molto caro alla nostra cultura popolare e seppure con una certa diffidenza molto amato. Un personaggio che riesce a sopravvivere nell'era digitale, tenendo testa ai vari giochi e personaggi virtuali. Il misticismo legato ai racconti delle sue scorribande notturne a cavallo di una semplice scopa, incanta e intimorisce ancora tutti i bambini. L'Epifania rimane ancora la festa dei bambini che attendono dolci e caramelle a premiare la loro bontà, sperando di non ricevere mai il temuto pezzo di carbone. Gentile e benevola dispensatrice di "nucculiidde e cannaturizie" si sa dimostrare cattiva e spietata con chi non rispetta le regole. Grande il fascino che ha suscitato e suscita ancora nei bambini: l'attesa per il dono è sempre irresistibile, ma il suo arrivo genera, accanto alla curiosità, all'emozione e alla gioia, anche una punta di terrore dovuta all'eterno dubbio sulla sua duplice natura. Chi arriverà quest'anno? Una buona vecchietta carica di doni, o una terribile strega portatrice di punizioni? La Befana...è sempre stata una figura bivalente, adorabile nonnina o strega inquietante, benevola quanto severa, amata e odiata, attesa e temuta con gioia e timore da tutti i bambini che comunque non rinunciano ad appendere le classiche calze, per scoprire quello che la Befana vi metterà, inconfutabile prova della loro condotta. Per me è stata una figura molto importante. Babbo Natale non lo festeggiavamo, Natale era il giorno di Gesù Bambino. Era la Befana che portava dolci e regali. Quando ero piccola i dipendenti statali, come mio padre, ricevevano "la Befana", era un giorno di festa, tutti i dipendenti arrivavano coi loro bambini, e per tutti c'era il giocattolo le caramelle e il panettone. Ma la Befana arrivava anche a casa ...e anche a casa del mio nonno materno, meta obbligata nella mattina del 6 gennaio. Quante letterine "Alla Befana" spedite in Via Stelle n° 6 - CIELO ...oppure all'indirizzo del marito Babbo Natale in Via Neve, 25 - Polo Nord... tutte debitamente affrancate e imbucate personalmente... neanche da piccola mi piaceva delegare...la diffidenza è stata sempre una mia caratteristica. Quante notti insonni, sperando di poterla vedere almeno una volta.... quanta paura di ricevere il carbone dalla "strega Befana" quanta ansia nell'aprire la calza...e una volta rassicurata da "le nucculidde" che "l'adorabile nonnina Befana" aveva lasciato.... andare dalla mamma e dire: <Hai visto che non sono monella, la Befana m'ha portato le caramelle!> Ma una volta, nella calza, sopra le caramelle trovai un pezzo di carbone ... un piccolo pezzo di carbone che mi guastò la festa fecendomi dimenticare tutti gli altri regali ricevuti... Per "l'affronto" ricevuto, non volevo neanche andare a casa di mio nonno per vedere cosa la Befana mi aveva lasciato, ma mi ci portarono lo stesso e lì trovai giocattoli e un libro di favole "de la Fontaine", che ho conservato gelosamente finchè mio fratello non me lo ha distrutto.....ma questa è un'altra storia. Quanti pianti per quel pezzo di carbone....fino a quando mio padre non lo prese, ne spezzò un pezzo e lo mangiò........ era carbone dolce!!!! Rassicurata ne mangiai anch'io e solo allora cominciai a giocare coi doni ricevuti... la Befana aveva scherzato e io avevo scoperto il suo aspetto burlone. |
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Ultimo aggiornamento ( domenica 13 gennaio 2008 ) |
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