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Nu’ mestiere strane. PDF Stampa E-mail
L'ha scritt Pepp' Nesta   
lunedì 30 luglio 2007
 Tanti anni fa, era uno dei mestieri, chissa’, sicuramente poco redditizi, ma che probabilmente garantivano la sopravvivenza di alcuni personaggi che girovagavano per le vie della nostra citta’.
Uno in particolare colpiva la mia attenzione.
Questo uomo viveva in un alloggio alquanto insolito, anche se nel pieno “centro” della citta’, pero’ totalmente in maniera anonima. Forse chi gli aveva dato l’opportunita’ di vivere li’ si garantiva anche una sorveglianza del sito stesso.

Mi capitava spesso di incontrarlo al mattino presto o in tarda sera, quando, con il suo carretto a due ruote ed i maniglioni lunghi, si dannava l’anima per raggruppare  cartoni che trovava depositati anche alla rinfusa nei pressi dei cestini dei rifiuti o agli angoli dei palazzi e, dopo averli accuratamente aperti dai bordi, per occupare meno spazio sul carretto stesso, li ammassava e li trasportava via.
II suo “bottino” quotidiano era tutto depositato nello stesso luogo dove viveva, uno stabile diroccato in via Battisti angolo via Polibio, ove probabilmente tutto accadeva sotto gli occhi indifferenti della gente, vi lavorava un gruppo di quattro o cinque persone tutte dedite alla stessa attivita’: ripulire la nostra citta’ da ingombranti ed inutili scatoloni di cartone.
Tuttavia la popolazione, soprattutto i commercianti, erano a conoscenza di questi operatori ecologici dell’epoca, tutti “collaboravano” ad ammassare questi cartoni nei posti prestabiliti, sapendo che sarebbero passati i cartonari.
Dicevo che quest’uomo in particolare colpiva la mia attenzione, di fattura mingherlina, diciamo pure ... quatt’osse mise assieme, di bassa statura ma soprattutto tremolante ... molto tremolante, addirittura sembrava strano che riuscisse a reggersi sulle proprie gambe.
Mi capitava spesso di aiutarlo a tirare la sua corda da una parte all’altra per permettergli di assicurare che malaugurati colpi di vento facessero svolazzare via i suoi cartoni, ma notavo che molti altri lo facevano, cioe’ facevano in modo da alleviargli qualche azione che lo penalizzava, sistemandogli i cartoni sulla pila qualora fosse diventata piu’ alta della sua portata di braccia.
Nella sua misera figura, l’uomo aveva un aspetto dignitoso, non ringraziava a voce ma elargiva sorrisi che sprizzavano simpatia nella sua bocca sgangherata.
Una mattina presto mi capito’ di vederlo all’angolo di via Leonida con il suo carretto capovolto da un lato, tutti i cartoni sparpagliati, lui era seduto sul marciapiedi e questa volta la sua faccia era piu’ diperata che mai.
Ero in motocicletta ed immediatamente mi arrestai per capire cosa fosse successo, non parlava ma solo il suo respiro singhiozzante mi dava quasi l’impressione che stesse per piangere.
Accorsero altre persone, cercavamo tutti di capire l’accaduto, chissa’ forse qualche balordo lo aveva urtato facendo capovolgere tutto il suo lavoro, oppure un attimo di sbandamento lo aveva fatto sbattere sullo spigolo del marciapiedi, ma una cosa fu’ certa, tuti i presenti collaborarono al ripristino del suo lavoro.
In men che non si dica rimettemmo in piedi il carretto, ricomponemmo la pila di cartoni e la legammo con la sua corda e lo rimettemmo nelle condizioni tali da poter riprendere il suo percorso senza ulteriori problemi.
La sua espressione cambio’ completamente, tremolante come sempre riprese tra le mani i due lunghi maniglioni del carretto, sorrideva a tutti soddisfatto in segno di gratitudine ... quando forse ormai tutti pensavamo che forse fosse muto sentimmo la sua voce bassa e roca scandire:  <Grazzie ... appene je’ pussibbele ... v’agghija offri’ nu’ cafe’ a tutte quanne!> (Grazie, appena mi sara' possibile offriro' un caffe' a voi tutti!)
Ultimo aggiornamento ( giovedì 09 agosto 2007 )
 
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