Cronaca Vera Vs. La settimana Enigmistica |
L'ha scritt usinnache | |
venerdì 20 aprile 2007 | |
A volte è vero che gli opposti si attraggono. Due situazioni, due oggetti che a prima vista sembrano tra loro distanti anni-luce, ad un esame più attento rivelano tante e tali somiglianze ed analogie che diventa quasi impossibile non escludere il caso e credere ad una Volontà superiore che lascia chiari indizi della sua opera a chi sia abbastanza attento da coglierli. Prendiamo due pilastri della editoria periodica italiana: “Cronaca Vera” e “La Settimana Enigmistica”. Apparentemente non potrebbero essere più diversi; il primo dedicato al popolino, spesso emigrato in terre lontane, che viene attirato da caratteri cubitali, toni sensazionalistici e notizie al limite dell’incredibile. La seconda invece fa leva sulla cultura, vera o presunta, mette a dura prova memoria, raziocinio e capacità logiche, usa toni soft ed un impianto grafico quanto mai omogeneo. Eppure, eppure…Eppure ad una seconda occhiata cogliamo alcuni particolari, piccole quanto indispensabili tessere che via via completano il mosaico sotto i nostri occhi. Intanto la “destinazione d’uso”; pochi giornali sono così facilmente identificabili con il luogo in cui vengono sfogliati come quelli citati. “Cronaca Vera” era l’immancabile periodico che forniva una pruriginosa distrazione durante l’attesa del proprio turno in quasi tutte le botteghe di barbiere per uomo. Insieme a giornali sportivi e fumetti a metà tra l’ironico e il soft-porno (come non ricordare la mitica triade ”Lando”, “Il Tromba”e “Il Montatore”, rappresentazione visiva e psicologica degli stereotipi del maschio italico?) era sempre presente sui tavolini davanti alle poltrone, occhieggiava maliziosa ed intrigava adulti più o meno disinvolti ed adolescenti curiosi. Tanto “Cronaca Vera” è legata all’attesa, tanto “La Settimana Enigmistica” è legata al viaggio, al movimento, al fuori casa. Non c’è quasi viaggiatore che non se ne procuri una copia prima di affidare le sue prossime ore alle ferrovie dello stato, non c’è quasi bagnante che non si munisca di biro per trascorrere la mattinata abbronzandosi sotto il sole e completando cruciverba. Ecco il primo punto di contatto: entrambe le pubblicazioni sono “extra moenia”, fuori le mura domestiche, richiedono per il giusto godimento un tempo ed una disponibilità, quasi un incondizionato abbandono, che non potremmo garantire nel nostro domicilio ma di cui magari disponiamo appena oltre la soglia della nostra abitazione. In passato forse solo il bagno consentiva di ricreare le condizioni ideali per la lettura delle due riviste, perché permetteva di essere in una condizione di “altrove” pur essendo in casa, era l’unica stanza in cui ci si poteva chiudere a chiave senza (quasi mai) suscitare sospetti e condanne ed era quindi l’unico luogo in cui era consentito, comodamente seduti sul vaso di bianca porcellana, sfogliare pigramente le pagine senza preoccuparsi di ciò che accadeva aldilà della porta serrata a garanzia della nostra intimità. Le due riviste sono quindi le testimoni attive di un momento di introspezione assoluta, un momento in cui noi siamo soli con noi stessi anche se circondati da tante altre persone, un momento che dedichiamo al nostro corpo, alla nostra persona ed alla nostra fisicità, un momento di insight personale praticato attraverso la lettura di notizie e fatti strani avvenuti spesso in tempi e luoghi assai distanti da noi. Ma a questo “trait d’union” quasi filosofico non è l’unico ed altri argomenti evidenziano una indiscutibile similitudine tra le due pubblicazioni. Andiamo per ordine ed iniziamo dalla copertina: intanto il prezzo; poco più di un euro, un prezzo irrisorio nell’attuale panorama editoriale, ancora più sorprendente considerando la scarsa presenza di pubblicità, che invece abbonda in riviste e periodici che alternano una pagina di servizi ed una di “consigli per gli acquisti”. Poi l’età, settant’anni per “La Settimana Enigmistica” e trenta per “Cronaca Vera”, testimonianza di un costante apprezzamento dimostrato dal pubblico nonostante le notevolissime variazioni avvenute nella società in questo arco di tempo. Anche in questo caso possiamo parlare di un “altrove”, di un porto franco, di una inscalfibilità dalle mode, dalle usanze, dalle tendenze che nulla possono contro un successo che rimane tale anche nonostante il ricambio generazionale dei lettori. In una edicola dove tante riviste non superano i dieci numeri di vita, in cui si indagano momento per momento i gusti dei potenziali lettori, li si blandisce con gadget ed omaggi, li si coccola e ci si spalma sui loro desiderata, “La Settimana Enigmistica” e “Cronaca Vera” vanno controcorrente, gridano chiaro e forte il loro <<Chi mi ama, mi segua!>> e registrano il successo della loro proposta senza il supporto di pubblicità più o meno occulta attraverso altri media, grazie a rassegne stampa o ad accoppiate con altri prodotti. In questo caso tra il lettore e la pubblicazione non c’è un incostante fidanzamento da adolescenti, caratterizzato da una sequela di separazioni e ripensamenti, ma un solido e maturo matrimonio che vede la coppia sicura del loro tacito incontro, che non abbisogna di memorandum e agende per essere settimanalmente rinnovato. Ed ancora da notare come la copertina trasmetta questo concetto di fedeltà a se stessi; “La Settimana Enigmistica” ospita sempre un cruciverba con la foto di un protagonista del mondo dello spettacolo, la cui pubblicazione diventa quasi la testimonianza del traguardo di una raggiunta popolarità da parte di un artista emergente; “Cronaca Vera” propone belle ragazze in costume dagli esordi, quando le sue copertine rasentavano l’oltraggio al pudore sino ad oggi, in cui abbondano immagini di nudo integrale anche nelle copertine di riviste di (sedicente) alto livello culturale. E dalla forma si passa alla sostanza, alla carta su cui “La Settimana Enigmistica” e “Cronaca Vera” sono stampate, carta onesta e robusta che osserva senza invidia le pagine patinate piene di foto a colori che la circondano sugli espositori, una carta apparentemente senza pretese ma che fa il suo lavoro e lo fa bene, ospitando foto e disegni in un rigoroso bianco/nero che punta all’essenziale e delegando l’esaltazione cromatica ai rossi vibranti ed ai gialli accesi che riportano i titoli densi di punti esclamativi. “La Settimana Enigmistica” e “Cronaca Vera”, due precursori nel loro genere, due riviste che, citando testualmente, “vantano innumerevoli tentativi di imitazione” ma che rimangono ancoro oggi insuperate e, forse, insuperabili, essendosi oramai creati dei veri e propri standard di riferimento. Perché oramai un cruciverba particolarmente impegnativo è un “Bartezzaghi” (il padre però, perché oggi il figlio non è sempre all’altezza della memoria del genitore), perché “Strano, ma vero!” ci ha abituati a credere anche alle notizie più incredibili, perché oggi perdoniamo tutto ai nostri amici poiché consapevoli che quella poverina della Susi ne ha di molto più rompiscatole, perché forse senza “I misteri del sesso” non ci sarebbe stato il Dott. Bossi in TV a sradicare gli italici tabù, perché forse il giudice Santi Licheri ha avuto la strada spianata da “Un avvocato al vostro servizio”, perché forse Maria De Filippi & C. hanno tratto più che una ispirazione dalle “Storie vere” che univano sesso, passione e pentimento in un turbine inarrestabile che puntualmente squassava gli animi dei protagonisti ed univa nel peccato le loro tumide labbra (e non solo...). E ancora un alto comune agire lo si trova nel compenso offerto agli occasionali collaboratori; in un epoca in cui un divo del calcio ottiene centinaia di milioni per le sue prestazioni, umoristi per un giorno e barzellettieri occasionali vedono ricompensati i propri sforzi con pochi euro ma con la soddisfazione morale di leggere il proprio nome in calce al motto di spirito da loro suggerito. Altro magari ci sarebbe da dire ma crediamo che il concetto sia sufficientemente chiaro, così il cerchio si chiude, l’alfa abbraccia l’omega e quello che all’inizio sembrava opposto ora lo ritroviamo complementare, vicino e somigliante, come l’ombra maliziosa proiettata da un abat-jour birichino. |
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Ultimo aggiornamento ( venerdì 20 aprile 2007 ) |
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