sabato 23 novembre 2024
 
 
Gesti Antichi PDF Stampa E-mail
L'ha scritt Aldo "Dieci Palazzina"   
lunedì 08 gennaio 2007
A volte, inconsapevolmente, facciamo dei gesti quotidiani che hanno un sapore antico. Tutti insieme, li abbiamo raccolti e ve li vogliamo raccontare.

Rimedi, scaramanzie, riti

 Fatti la croce quando all'improvviso, ti capita di sentire un brivido, perchè si dice che "ha passat' a murt'cedda" ossia un'anima vagante.

Se si  addormentava la gamba, la nonna si toccava la parte e invocava gli Angeli dicendo:

Scetet' pet' ca l'Angel' t' ved',

l'Angel' è passat',

u' pet' mije s'è d'scetat'

Se un neonato piangeva sempre, lamentandosi senza motivo, oppure al contrario, dormiva troppo si pensava che "era stat' affascinat'" ossia, che qualche persona invidiosa gli avesse fatto l'affascio (il malocchio). Per farlo guarire si chiamava una donna anziana "ca sapev' sfascinà l' piccinne" (che conosceva il rito liberatorio). La donna, recitando l'Ave Maria, si ungeva l'indice della mano destra nell'olio e lo faceva sgocciolare in un piatto poggiato sulla testa del neonato; questo ripetuto per tre volte consecutive. 

Quando invece un neonato soffriva di frequenti mal di pancia, si credeva che "tenevn le vierm". Per liberarlo chiamavano una donna anziana esperta, che nel vicinato non mancavano mai, che interveniva con un rituale (che si credeva facesse "perdere l'anima" a chi lo praticava). La donna intingeva la mano destra nell'olio e faceva tre volte il segno della croce sulla pancia del bambino recitando una preghiera:

"Assieme a mè prijate tutte quante: Venit' Sant', Venit' Sant

Nù piccinne Battezzat' da l' vierm è suffucat.

Vien Vergine Maria e port'pure u Figghije de Die,

venit ind a sta cas'

e alle vierm tagghiat' a cap

cu lassen' pe semp' sta criatur 

pure ca l'anema meija rimane au scur"

Ricordo che da piccola, spesso e volentieri "pigghiave le stort'" (mi procuravo delle distorsioni alla caviglia) e mia nonna mi faceva mettere "a stuppagghia", un impacco fatto con albume sbattuto con un pizzico di sale, versato su uno strato di ovatta e applicato sul piede, poi fasciava strettamente con delle bende e me lo faceva tenere finchè l'impacco non si staccava dal piede senza lasciare residui, perchè solo allora "s'er tirat' tutt' u delor'". 

U' fishche de le recchie Quando si sente un fischio nelle orecchie, per farlo passare bisogna chiedere a chi è vicino un numero,  la corrispondenza con la lettera dell' alfabeto darà l' iniziale del nome della persona che ci sta pensando. Ora se fishca la recchia destra ti stonn' MALANCANDO (parlano male) mentre se fischia la sinistra ti stonn' VANTANDO!  (parlano bene)

A' tuzzate d'u malaziuniste (Il brindisi con il malfattore): Era una usanza adottata in tempi antichi, in ambienti particolari, quando vigeva la camorra di una volta, e cioe' quella che poneva innanzitutto l'onore, il rispetto per i bambini, le donne e gli anziani, quando l'onta veniva lavata con il sangue tramite il coltello ma quasi mai ad uccidere. Era d'uso per indicare il presunto malazionista - ovvero colui che si era comportato in maniera scorretta - in particolari riunioni dove soleva bere qualcosa insieme, magari una bella Raffozza. All'atto del brindisi, chi riteneva che qualcuno fosse il malazionista, anziche' battere il proprio bicchiere frontalmente contro quello dell'avverso, batteva il fondo del proprio sul bordo superiore dell'altro. Li' l'accusa era grave, stava a significare che il "battuto" aveva infranto le regole da "malaziuniste" e questo lo poneva di fronte ad una sorta di giuria in maniera umiliante. Se invece il "battuto" si opponeva all'accusa, pronunciando una sorta di rito verbale, sfidava il "battitore" all'ultima tenzone. (Storia raccontata dalla nonna di Peppe, figlia di Ciccillo Semitaio, noto e rispettatissimo camorrista d'altri tempi)

L’usanza dell’olio e del sale
Anticamente esisteva una usanza ... piu’ che altro superstiziosa. Praticamente se a qualche malcapitato succedesse accidentalmente di far cadere dell’olio per terra o sulla tavola, c’era subito qualcuno che, dopo avergli fatto un solenne cazziatone, lo sollecitava a riversare sull’olio del sale, dopodiche’ doveva recitare un’Avemaria liberatorio ed all’atto della conclusione della preghiera , allo scandire del segno della Croce gettarsi quattro manciatine di sale dietro le spalle: Padre, Figlio, Spirito Santo ...Amen! Nella palazzina dove abitavo da ragazzo, al secondo piano viveva una nonnina moooolto superstiziosa.

Passave nu’ funerale... e scettave u’ sale.

Passave nu’ prevete... e scettave u’ sale.

Passava nu’ scimmute (storpio)... e scettave u’ sale.

Un tempo il parroco della chiesa piu’ vicina passava per le case dei cittadini per dare la benedizione e racimolare qualche offerta. Ricordo benissimo che capito’ una volta in cui mi trovai in casa nel momento della sua visita di  benedizione mentre ’nghianave nnanze pe’ nnanze u’ chierichette tuzzando i cambanelli di tutte le porte annunciando a’ visite du’ prevete. La nonnina nonge apri’ ... manghe ce’ le sbunnavene a’ porta.

Io abitavo al terzo piano, lui entro’ in casa, la benedi’ tutta ... e quanne ste’ attuccave a’ me de’ pigghijarme na’ scutulate de acqua benedetta ... mi scanzai repentinamende prendendo come via di fuga la porta di casa, ... fuscenne accome a’ nu’ dannate presi le scale di corsa e quando arrivai sul pianerottolo del secondo piano ....  (maledett’amme'maledette) .... a’ nonnina, chiu’ maledetta de’ me, nel frattempo aveva sparpagghiato tutto il ballatoio di sale.

FACIVE NA’ SPRUSCIATA CA’ ME SCE’ STUPPIVE  DE’ CAPE ‘MBACCIE A’ PORTE D’A’ CRISTIANE CA’ JAVETAVE DE FRONDE A JEDDE !! (facetti una scivolata che andai a finire con la testa contro la porta della cristiana che le abitava di fronte)

La cristiana spaventata appri’ a’ porte, ... me’ trimindje  e disse: “MUDU’ FIGGHIJE MJE ... ME’ PENZAVE CA’ JEVE ANNOTRA VOTE U’ PREVETE!!!”

Stringendo i denti per il dolore e mantenendomi la testa per accertarmi che fosse ancora al suo posto mormorai:  “MAVAFAMMOCC’AMMAMETE” ... e li’ alla cara cristiana le parti’ na’ stambate al mio indirizzo ... praticamende ‘ngule!!  

E MENUMALE CA’ SE’ DICE CA’ U’ SALE LEVE .... A’ SCAROGNE !! FEGURATE C'AVEVE SPRUSCIATE SUSE ALL'OLIE !  Penso proprio che quella capocciata per me sia stata fatale ... non ho piu’ recuperato da allora. (Pepp'Nest')

U' cigghije alle mane  (Il prurito alle mani) Piu' che un gesto antico e' una leggenda antica che vuole che se pizzicavano le mani gli anziani davano premonizione all'avvenimento. Se il prurito era all'interno e cioe' sul palmo della mano, premoniva un repentino guadagno economico. Se il prurito era sul dorso della mano invece era una solenne bastonata. Tuttavia l'importante era non grattarsi, perche' nel caso in cui il prurito era sul palmo, grattarsi faceva svanire l'effetto,  mentre se il prurito era sul dorso ne confermava la bastonata o le mazzate. Ricordo le mie nonne ed anche mia madre qualche volta (forse lo dice ancora) che suggerivano il comportamento nell'eventualita' del caso.

Nonna'... me stonne a' cigghijene le mane!

Addo' te stonne a' cigghijene da ijndre  o da fore?

Da ijndre a' No' ...

Solde so' ... E no' te' gratta' ca' ci'no' no' te abbusche nijnde!!

Oppure:

Nonna'... me stonne a' cigghijene le mane!

Addo' te stonne a' cigghjene da ijndre  o da fore??

Da fore a' No' ...

Mazzate so' ... E no' te' gratta' ca' ci'no' abbusche ... !!

Era davvero rischioso grattarsi... praticamente in ogni caso bisognava sopportare e soffrire in silenzio. 

Ed ecco a voi una chicca culinaria: i pescatori, quando lessavano il polipo, usavano mettere nell'acqua di cottura, un tappo di sughero - si credeva infatti che questi (chissà per quale alchimia) ammorbidiva il polipo, rendendolo tenero

 
Altri ancora, la croce la fanno quando la pagnotta si capovolge sul tavolo, perche’ dicono che rappresenta il volto di Gesu’.

Mi ricordo che quando da piccolo starnutivo la nonna ad ogni starnuto diceva:

1-  BONA SORTE

2-  BONA FATE

3-  BONA VENTURA

4 - BONA NDUV'NATE

Quasi a voler significare che gli starnuti fossero di buon auspicio

A spaddatura, cioè la slogatura della spalla che avveniva nei bambini quando venivano tenuti in braccio in modo maldestro o messi a letto in posizione scorretta e ricorda anche il gesto antico che occorreva per sistemarla, cioè “addrezzarle l’ossere”. Donne adatte prendevano il bimbo, u spugghiavene a nude, su mettevene ‘nzine e lo massaggiavano con il palmo della mano, da sopra a sotto. In seguito prendevano il piede sinistro e il braccio destro du piccinne e cercavano di far toccare le dita dei suoi piedi con quelle della sua mano ruotandone gli arti. Cosi’ facevano con l’altro piede. Se gli le dita si congiungevano,‘a spaddature  era passata.

 ‘U mienze fazzelette :Appena giungeva un' emicrania si usava stringere forte attorno al capo, questo mezzo fazzoletto che faceva parte del corredo delle mamme. Si perche', si sarebbe potuto usare un normale fazzoletto piegato a meta', invece no. Generalmente era di  percalle, una stoffa francese e veniva ricavato da un quadrato di stoffa di circa 50 cm per lato, tagliato in diagonale e orlato. In caso....... frequente nel mio, di panocchie in testa, teneva stretta anche una moneta da cento lire che comprimeva il bozzo nascente.

Da ragazzi, quando si terminava di costruire gli aereoplanini di carta, prima di iniziarli al volo, usavamo alitare energicamente sulla punta dello stesso. Dicevano che aiutava il volo...........Bah?

Quando compravamo le bustine dei calciatori della Panini, prima di aprirle, usavamo soffiarci sopra per richiamare la fortuna ad aiutarci a trovare quelle che non avevamo nell'album. La credenza infantile alla base di questo gesto antico era che il soffio potesse cambiare il contenuto della busta 

A proposito di rimedi, usanze, abitudini antiche vorrei ricordare la pratica della ‘nfassatura che aveva lo scopo di evitare che ai neonati venissero le gambe storte. Consisteva nel tenere prigioniero gli arti inferiori attraverso una fasciatura tipo mummia, impedendone di fatto il normale movimento. E vi lascio immaginare la fatica delle mamme che ogni volta che c’era da cambiare il bimbo dovevano srotolare e successivamente riavvolgere metri di stoffa.

A causa di cattive posizioni assunte, talvolta, è necessario distendere la colonna vertebrale. Allora qualcuno deve abbracciarti dalle tue spalle all’altezza del petto (è meglio non rivolgersi a sconosciuti, non si sa mai) e sollevarti. Questa operazione si chiama “sckattà l’oss”.

Sin dall’antichità l’uomo aveva scoperto la potente azione antibatterica e sterilizzatrice racchiusa nel proprio soffio e che si può applicare sui cibi o comunque su tutto ciò che va verso la bocca. Faccio un esempio. Hai mangiato come un porco, la cinta ha raggiunto il carico di rottura e ti sei meritato una bellissima sigaretta? La sfortuna si accanisce contro di te e ti cade? Pensi:è’ peccat ca s scett. Allora ti pieghi, la raccogli, un soffio (due è meglio per rinforzare la sterilizzazione) e continui a fumare. Chi di voi non ha usato la disinfezione orale (c’è t na fa d l raggi ultravioletti). Oh no?

Se hai mal di testa ti tocchi le tempie e dici una AveMaria e un PadreNostro e poi ti fai il segno della croce.

Fai una croce con 2 mestoli di ferro quando grandina. La croce deve farla il parente più piccolo anagraficamente presente in casa.

Quando passo davanti ad una chiesa o davanti ad un cimitero, faccio il segno della croce e mando un bacio...me lo ha insegnato mia nonna dicendomi che è un segno di rispetto... nonostante io non sia una cattolica praticante, continuo a farlo.

Parlo delle presunte proprieta’ terapeutiche del bacio, cioe’ se ti facevi male bastava che ti baciavi la parte contusa per far sparire il dolore.

Prima di gettare via i rimasugli di pane inutilizzabili, molti usano accostarlo alle labbra e baciarlo, per farsi perdonare del gesto. 

Alcuni capofamiglia, invece, prima di tagliare il pane, ci fanno una croce sopra.

E’ molto frequente vedere le donne che prima di infornare la pagnotta  ancora cruda, ci disegnano una croce sopra. 

Del pane di San Giuseppe (benedetto in chiesa durante la messa del 19 marzo e poi distribuito ai fedeli) quando infuriava il maltempo, si usava spargere le briciole verso i quattro punti cardinali (Nord, sud,est,ovest) recitando un’ Ave Maria un Padre Nostro e un Gloria, per auspicare la fine della tempesta.   

La sera prima di andare a letto mia madre diceva:

Cuerc't e ddì tre vvot'!!!

Cu' m' corc' e nu' m' voz'

cu' m' corc' e nu' m' voz'

cu' m' corc' e nu' m' voz'
 

Affetti, sentimenti, giochi

 Nu vase a pezzechicchie.
'U vase a pizzichicchie, era una manifestazione di affetto richiesta ai piu' piccoli, dalle persone di famiglia. Consisteva in un fugace bacetto, dato dal piccolo, sulle labbra del congiunto, accompagnato da due vigorosi pizzicotti paralleli e contemporanei sulle guance,  che avevano intensita' crescente.......e dolorosa.

‘U vasamane d'u sciusciette", (il baciamano del figlioccio). A volte andando in giro con il nonno: Meste Catavete, capitava spesso di incontrare un robusto giovanotto, che alla vista di mio nonno, usava salutarlo baciandoli la mano. Il gesto, imbarazzante per chi lo riceveva e forse anche per chi lo faceva, nasceva dal fatto che il giovanotto era stato battezzato da mio nonno ed era quindi il suo "sciusciette". Pertanto, questa persona, incontrando il suo "padrino", cioè il suo "padre aggiunto", in segno di stima e affetto, come costume voleva, lo salutava cosi'.

 'U Surdelline era un tipo di fischio fatto, contrariamente al fischio tradizionale, aspirando l'aria e non espirandola. Veniva utilizzato dagli uomini che volevano attirare l'attenzione di una donna e la caratteristica di questo fischio era la sua tonalita' molto acuta, che riusciva ad arrivare all' orecchio della destinataria nonostante i rumori della strada. Ricordo personale: le donne della mia famiglia lo utilizzavano invece per avvisare del loro arrivo a casa, quando le palazzine ancora non avevano il citofono.............ma questa è un'altra storia.

'U sckaffe consisteva nel dare uno schiaffo vigoroso di fianco a un ammuzzo di cartine poste le une sulle altre, con l'obiettivo di creare uno spostamento di aria tale da far cadere, dalla pila, un numero imprecisato di cartine che diventavano di proprieta' del giocatore. Lo sputo serviva sia a lenire il dolore che il percuotere la mano sulla superficie, spesso asfalto o marmo, provocava sia  a dare piu' aderenza alla mano stessa.

 La Jatata
Vi spiego. Quando ero ragazzino, nella banda di panarijdde in cui operavo, ce n'era sempre qualcuno, anche io a volte, che aveva il naso sempre colante. Presi dalla voglia di vivere, spesso si tralasciava di pulirsi per bene, e ci si ostinava in "surchiate" rumorose che avevano il compito di far rientrare il "prodotto", nella sua cavita' naturale. Bene, la surchiatura, aveva effetto temporaneo, poiche' ad un certo punto bisognava per forza intervenire dall' esterno. E qui inizia la "Jatata", cioe' si accostava l'avambraccio al naso, quasi all'altezza dell'incavo che lo divideva dal braccio e lo si faceva scorrere verso l'esterno del corpo, quasi a dare una gomitata all'aria, tenendolo aderente alla cavita' nasale. Ehehehehehe.Ci si puliva il naso, ma si sporcava il braccio

 ‘A  legge
Era uso antico all'uscita dal barbiere, dopo aver effettuato il taglio dei capelli, ricevere A' LEGGE. Praticamente era la scoppoletta ricevuta dietro la nuca con conseguente dicitura della parola suddetta.

 ‘A legge delle scarpe nove
Usavamo calpestare i piedi a chi indossava le scarpe nuove, Una volta le calpestai ad uno che aveva degli stivaletti bianchissimi immacolati, ma la mia suola era finita su una cacca… mi ha rincorso per piu di mezz'ora

Tippete: dal greco antico typto (urto, percuoto) 
Nei giochi dei bimbi, sottratti per la loro irrilevanza all'attenzione del dominatore di turno, altrimenti attento ad imporre agli adulti la lingua del vincitore, si è conservata una traccia del nostro più antico retaggio. Per millenni, colpendo a tippete le palline o le orecchie gelate dei compagni, i bambini di Taranto hanno conservato una traccia dell'antica grandezza degli avi, sottraendola all'oblio imposto dalla storia ai loro padri.

'U monopattine
Ve lo ricordate il monopattino? Per costruirlo serviva la seguente materia prima:

Due assi di legno della lunghezza di circa 1 m e larghezza di circa 15 cm.

Un ciocco di legno a forma di parallelepipedo

Due ruote, (cuscinetti a sfera) rimediati dal meccanico di famiglia

Accessori vari

Si inchiodava la base del ciocco alla base di una delle due estremità di uno degli assi, poi tramite una coppia di anelli di metallo inchiodati sul lato lungo del ciocco ed un tondino di ferro lungo più o meno quanto il ciocco e piegato a mo di bastone d'ombrello, si fissava ad L rispetto al primo, il secondo asse, poi si fissavano i cuscinetti a sfera alle estremità dei due assi e si inchiodava a mo di croce un altro asse piccolino sulla sommità dell'asse verticale per fare il manubrio. Il gioco era fatto si era costruito un monopattino tanto rumoroso quanto veloce con cui ci si tirava in gare mozzafiato con gli amici panarijdde della stessa strada. All'epoca non esistevano moltissimi giocattoli e la fantasia e l'ingegno riempivano le giornate. Ah... come ci divertivamo

 

Festivita’, ricorrenze.

 Fare le pettole a Santa Cecilia è un gesto antico.

 Apparecchiare un posto in piu’, durante il pranzo di Natale……….per chi non c’è piu’.

 Preparare l’albero e il presepe, il giorno di Santa Cecilia, invece che in quello dell’Immacolata.

 Il venerdì santo a mezzanotte, c’è chi si bagna gli occhi con l'acqua..è un gesto che indica il dolore e il pianto per la morte di Gesù.

 

Oltre il Galeso

 Gesti di altre civilta’
La prima riguarda lo smarrimento di oggetti. Quando perdo qualcosa (ancora adesso), dopo aver cercato per ore mi fermo e dico:

"San Giuan de la virtù fam truà cal cheau perdù"

(Dialetto mantovano che tradotto è: San Giovanni della virtù fammi trovare ciò che ho perso). Incredibile ma vero la trovo subito dopo.

La seconda riguarda la quiete dopo una pioggia burrascosa. Dopo una burrascosa pioggia escono tante lumache e come sapete, le stesse mangiano l'erba. Per scongiurare la "rovina" dell'orto (che altrimenti sarebbe mangiato) bisogna prendere una lumaca e cantare questa filastrocca mentre le si toccano le corna (che come tutti sapete al tocco esse ritraggono):

Lumaga lumaghin salta fora i tu curnin,

se non le fe mia salta fora

bruserò la tu cariola.

(Lumaca lumachina fai saltar fuori i tuoi cornini

se non li fai saltar fuori

brucerà la tua casa)

La si libera e dopo qualche manciata di minuti , le lumache escono dall'orto... stupefacente e irrazionale, ma funziona . (Romi)

Parlando di malocchio
La donna o chi per essa a quel punto ripeteva (almeno dalle parti mie) la seguente cantilena per tre volte:

Uocchie e cuntruocchie crepen e mirie e schiattan l'uocchie

(occhi e contro occhi creperanno le invidie e scoppieranno gli occhi).

Indi si girava e sputava tre volte per terra e tagliava  con un coltello gli occhi ( le gocce di olio che galleggiano sull'acqua aprendosi) che si erano formati intanto se A' MIRIA (l'invidia) aveva colpito la persona. Buttava un poco di sale grosso nel piatto e u male e cap spariv. (Kiavich)

 


A Beneficio di scapoli e zitelle (per scelta loro o altrui...)

 Quando si pronuncia una parola insieme con lo stesso tempo, le persone dicevano:

GRATTAT' U NASO CE NO NO T' SPUES' !!!!

OPPURE quando si spazza per terra (notare il verbo spazzare e non scopare...) si sente dire:

NO SCUPA' LE SCARPE CE NO NO T' SPUES'

OPPURE durante i pranzi in famiglia si fa' attenzione che i non sposati non capitino all' angolo del tavolo, altrimenti...

NONE ALL' ANGOLO CA NO T' SPUES'!!!

 
Una credenza popolare dice che le ragazze in cerca di marito, la notte si San Giovanni (tra il 23 e il 24 giugno), devono mettere sotto il cuscino: una figurina del santo, una fava col guscio e una fava senza nasello (spizzutata). Si dice che così facendo, sogneranno l'uomo della loro vita. Poi la mattina appena sveglie, senza guardare, devono pescare una delle fave messe sotto il cuscino. Se pescano la fava intera significa che entro l'anno conosceranno l'uomo sognato; se invece pescano la fava "spizzutata" devono ancora pazientare.

Ultimo aggiornamento ( lunedì 08 gennaio 2007 )
 
< Vid quidd d'apprim.   Vid 'nnotre. >
 
Top! Top!