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"Mariantonietta” di Sofia Cappella PDF Stampa E-mail
L'ha scritt Antonio BCN   
martedì 06 febbraio 2007
Nella sala del consiglio dell’arciduchessa Filomena di Bari l’atmosfera é gelida. L’arciduchessa ha preso la sua decisione, la nipote Mariantonietta, contessa di Bari e Corato, detta “la tiedda” per la sua ostentata predilezione per il “riso, patate e cozze”, sposerá il delfino Luigi di Taranto, detto Gigino, figlio del principe di Taranto e legittimo erede del principato.

L’idea é alquanto raccapricciante, ma fedele alla strategia di espansione dell’arciduchessa per mezzo delle unioni matrimoniali (suo il motto “una nobile ciola vale piú di 1000 cannoni”, celebre nel ‘700 ma oggi ormai dimenticato).
La giovane si ritroverá catapultata nel barocchesco mondo del principato di Taranto, ma dovrá scontrarsi con un problema imprevisto: la mancanza di desiderio sessuale di Gigino (che si scopre in realtá essere un forestiero adottato) rischia di mettere in crisi un matrimonio combinato ma senza prole. L’intervento propizio dell’avvenente Tenente Emidio, barone di Leporano, e le fantasmagoriche orgie tarantine, a base di Sesso e Raffo, ben organizzate dalla damigella Cinzella, rimetteranno in carreggiata l’avvenente contessa.
Ma a un caro prezzo: le orge si riveleranno costosissime, ahimé finanziate per mezzo di tasse ai contadini. Un brutto giorno, dinnanzi alle proteste della popolazione, e ancora sotto l’estasi di un rapporto consumato con il tenente, la contessa risponderá “Il popolo non ha pane? Che mangi un cornetto della F.E.N.I.C.E.” (frase rimasta per due secoli incompresa, n.d.r.), scatenando la furia nel principato ionico.
Tra musica alternativa e immagini suggestive, un nuovo modo di raccontare la storia: la storia di una donna che viene a Taranto e “perde la testa”. Un nuovo capolavoro della ormai matura Sofia Cappella.
 
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