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La Striscia |
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Grammatica
Che è imbortande nello studio di una lingua altrimenti parlam' parlam' e no capim' mai nind.
I verbi fondamentali all'indicativo presente
Dovere
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Stare |
Andare |
Agghie |
Stoc |
Voc |
A |
Stè |
Vè |
Addà |
Stè |
Vè |
Amm |
Stam |
Sciam |
Avit |
Stat |
Sciat |
Ann |
Stonn |
Vonn |
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Tenere
(il verbo avere nel senso di possesso non esiste) |
Essere |
Fare |
Tengo |
So |
Fazz |
Tin |
Sì |
Fash |
Ten |
Iè |
Fash |
Tenim |
Sim |
Fashim |
Tenit |
Sit |
Fashit |
Ten'n |
Sò |
Fashn |
Uso del congiuntivo
Praticamente inesistente. Quasi tutti i congiuntivi vengono sostituiti dall'imprefetto ("se lo sapevo te lo dicevo" etc) oppure, peggio, dal condizionale ("se lo saprei te lo direi"). Si incontra spesso il congiuntivo nelle frasi ipotetiche mancanti di ipotesi. In questo caso sostituisce il condizionale:
- Che faccio con quella femmina? Io mi menassi
- Io me ne stessi a casa stasera
- Teng na sete, ma facess na birra Raffo
etc.
Uso del gerundio
Praticamente inesistente anch'esso, tradotto con a + infinito. Pensiamo alle frasi:
- Cestè fasch? (Che stai a fare?)
- Stoc a mangie (Sto a mangiare)
- Cestè luccul? (Che hai da alzare la voce?)
etc.
Uso dell'imperativo
Diventa indicativo presente:
- Mangi tutto, sai bello!
- E compritela una macchina nuova, che questa è un rottame !
etc.
Uso del verbo dovere
Spesso usato al posto del futuro, quando molto prossimo, anche nel caso manchi l'obbligo:
- Dove devi andare? - Devo andare a fare un servizio
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Proverbi
( 1 oggetti )
No sputa' ngiel ca 'faccie t'arrive Non commettere delle azioni che si potrebbero ritorcere contro te stesso Ci sparte ave la megghia parte chi divide ha la parte migliore Ci tene lenga ve' in Sardegna Chi ha lingua va in Sardegna: se chiedi puoi arrivare ovunque Zumpa u citrulo e spicce in gulo all'ortolano salta il cetriolo e va a finire in culo all'ortolano quando si viene accusati di qualcosa oppure si subisce qualcosa inaspettatamente e incolpevolmente, accusa o punizione che sarebbe destinata ad altri. A Madonn sap a ci port l r'cchin!! La Madonna sa benissimo chi porta gli orecchini! Come un modo di fare leva sui senzi di colpa di qualcuno che ha commesso qualcosa e quindi ha la coscenza sporca!!! Stai Attento perchè comunque esiste un'entità suprema che sa che tu sei il colpevole!!! Ci tutt l'acidd canuscesser u gran! Se tutti gli uccelli conoscessero il grano (e ne comprendessero il valore)! Si usa quando qualcuno non è in grado di apprezzare qualcosa(es.una portata a pranzo). Aviss fatt nu puerc quann ei nat !! Almen ste mangiamm sasizz!! Perche' non ho partorito un maiale al tuo posto? Se non altro staremmo banchettando con insaccati(Figlio mio!! Le tue osservazioni non sono proprio brillanti! T'agghia purta' all firr vicch !! V'dim ... mu donn nu cuperchie (Chi sa se anche per gli altri conti poco!): come la frase di prima! Tagghia crescere e tagghia perdere Dopo averti istruito e formato mi abbandonerai A iaddin fac l'ov a au iadd l vusch u cul la gallina fa l'uovo e al gallo gli brucia il culo Ste frich u pesch e ste tremend a iatt Sta friggendo il pesce e guarda la gatta, allo scopo di tenere d'occhio un potenziale pericolo. Il proverbio viene allargato a tutte quelle circostanze in cui una persona fa due cose contemporaneamente Megghie 100 zit ca nu ml marit Meglio 100 fidanzati che un cattivo marito. Turce vignitiedde quann'è teneridde lett. "Torci il ramo della vigna finchè è tenero" . A ciascuno di voi il suggerimento del senso figurato del proverbio (es.: Educa una persona finchè è giovane) Mazze e panelle fann' le figghie bell (politica del bastone e della carota) Pe' canosc'r nu cristian' t'ha mangià na salm d' sal' lett. per conoscere un uomo devi mangiare una salma - unità di misura - di sale; fig.: "non puoi mai dire di conoscere veramente un uomo" Chidd se ricordan le vigne d'minz a chiazza - let.: Costoro si ricordano del tempo in cui vi erano le vigne là dove oggi c'è la piazza; fig.: costoro risalgono a tempi oramai andati. La fatija ca se chiama cucuzza, a me me feta a te te puzza 'U Signore dè "u besquètte a ci no tenè diente talvolta le ricchezze sono possedute da chi non sa godersele, cioe' chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane Amice e cumbare se pàrlene chiare patti chiari amicizia lunga E' megghie ci t'onore ca ci te sazie è da apprezzarsi piu' chi ti onora con parole e fatti che chi ti satolla nel senso materiale (non si vive di solo pane) Le corne de l signure so de vammace, chidde de le puveriedde Vammace e' la bambagia cioe' il frutto della pianta del cotone. Quindi, c'è chi puo' tener celate le proprie vergogne, c'è invece chi non lo puo'. in sintesi i guai della povera gente vengono strombazzati ai quattro venti, perche' fanno rumore come le noci; quelli dei signori possono essere tenuti celati perche' bene ... ovattati A menzadie, ci sta a case d'otre cu pigghie vie a mezzogiorno se qualcuno si trova a casa di altri vada via perche è ora di pranzo A sàntere viecchie no sa appizzichene chiu' lambe il sole che nasce ha piu' adoratori di quel che tramonta E va bene, disse Donna Lena, quanna vid'a figgh, a serv' e a Jatta pren! E va bene, disse Donna Maddalena, quando si accorse che la figlia, la serva e la gatta erano incinta. Questo detto viene impiegato nelle situazioni in qui ormai non resta altro da fare che accettare quanto è avvenuto ed esprime appieno quel senso di rassegnazione atavica e quasi "genetica" che caratterizza il popolo di Taranto. Quann'squagghia a neve, parn l strunz' (Quando si scioglie la neve, riappaiono gli stronzi) Versione nostrana del "Tutti i nodi vengono al pettine" con alcuni punti di contatto con l'orientale "Siedi sulla sponda del fiume e aspetta che passi il cadavere del tuo nemico", ricorda che prima o poi le belle apparenze non reggono e che, di conseguenza, ricompaiono le meschinità che invano si era cercato di nascondere. Megghije na catar'nguedd' ca n'onz'ngul' Meglio un calderone (di merda) addosso che un'oncia (una goccia) nel sedere. Il significato più evidente è quello che coglie chiunque abbia avuto a soffire di "sgommate" e "tarzanelli" a causa di una poco efficace pulizia dopoaver "nchiut'u pris" (fatto la cacca, nel caso ci siano minorenni in lettura); il fastidio ed il prurito sono sicuramente peggiori da quelli che deriverebbero da un gavettone di escrementi. Un'altra scuola di pensiero, meno materialista e che attribuisce anche al tarantino un'anima ed una coscienza, legge in questo detto l'affermazione che se uno ha la coscienza sporca (e non è forse casuale che la coscienza venga identificata nel sedere)sta peggio che se fosse "smerdato" pubblicamente ma a torto. Astip a Zampogna pe quann abbosogna (Metti da parte la zampogna per quando necessita): E' piu' usato come consiglio per fomentare un sentimento vendicativo. E' un po' la versione Tarantina di "la vendetta e' un piatto che va servito freddo". La zampogna: non so se e' da pensare allo strumento natalizio, e quindi dire "mettilo da parte per il prossimo Natale", oppure indica solamente un generico "fattapposta Na vot è fest a Palascian Non mi freghi più di una volta. Nel senso che una volta sola può andar bene ma non si può sfidare ulteriormente la fortuna Quann'u marit arriv'a quarantina, lass'a mugghier e s'n ve a cantina, quann'a mugghier arriv'a quanrant'ann lass'u marit e s'pigghi'a Giuann Quando l'uomo arriva alla quarantina, trascura la moglie ed i piaceri sessuali per dedicarsi alla cantina (amici, giochi di carte, bevute, ecc.) mentre la donna lascia perdere il marito e inizia ad apprezzare i piaceri che il marito trascura. Insomma, l'uomo ritorna un po' bambino ed inizia la sua "decadenza"fisica oggi contrastata dal Viagra, mentre la donna inizia a vivere la sua "seconda giovinezza" e dopo essersi stancata di fare la "brava" comincia ad godere di quei piaceri che magari prima non apprezzava a causa di una educazione puritana o di una scarsa conoscenza del suo corpo. A bravura d mest' Uccio, ca died nu schaff' au ciuccio (La prodezza di Mastro Uccio, che diede uno schiaffo all'asino) espressa a commento di una azione apparentemente coraggiosa ma che non presenta poi pericoli reali o nel caso in cui qualcuno picchi o comunque aggredisca un'altra persona evidentemente non in grado di difendersi. L'anidd so cadut, ma l dic't so rimast (Gli anelli sono caduti ma le dita sono rimaste), si usa nel ricordare orgogliosamente un passato nobile in un presente difficile (cfr. la classe non è acqua) percui anche se caduto in disgrazia, un "nobile" rimane tale nello spirito. Ha lassat Crist p' scè all' cozz Ha lasciato Cristo per andare a (raccogliere le) lumache". Impiegato per commentare la scelta di qualcuno che trascura ho abbandona un'impegno importante per uno più futile. Sembra che il detto tragga origine da questo episodio: Durante una processione religiosa in campagna, il corteo venne sorpreso da una improvvisa quanto violenta pioggia. Mentre tutti cercavano un riparo per le statue ed i paramenti, il sacerdote che guidava la processione trascurò gli oggetti sacri per addentrarsi nei campi a raccogliere le lumache (di cui era evidentemente molto ghiotto) che a causa della pioggia iniziavano a spuntare sulla vegetazione T'agghie chiamat a coppe e t'n'iss a baston Ti ho chiesto di giocare una carta di coppe e tu mi lanci una carta di bastoni" pronunciata da chi vuole esprimere il suo disappunto per non aver visto una sua richiesta precisa. "T'avev chiest d'purtà na cassa di Raffo e tu 'nnusc nu carton d'Sprait, e ccè facim, i t'chiam a coppe e tu t'n'iss a baston ?!? (Per maggiori particolari si consulti "Il tressette come strumento semantico della interpretazione ontologica dell'aspetto metafisico della psicopatologia comportamentale del popolano tarantino" di Filippo Maria Assabastone - Modiano - Dal Negro Editore). Figghie e nipute so tutte perdute Ci nasce tunne no more quadrate Come disse Garibaldi a Nizza, pure iosce am' fatt' pizz'! Quanne Criste ste n'croce, sule tanne iesse a' voce Terminerei con un modo di dire di cui si contendono la parenità sia Cambridge che i Tamburi: A chiuvut'merda e n'ha 'nzvat'a tutt! (E' piovuta merda e ci ha sporcato tutti) Audaci (se pur non privi di valide motivazioni) collegamenti possono essere fatti tra il citato proverbio e gli italiani "Un po' per uno non fa male a nessuno" e "Mal comune mezzo gaudio"; Da notare l'assoluto pessimismo che permea il detto, la situazione è espressa seccamente e senza giri di parole in tutta la sua realtà e la "merda" viene usata come simbolo e materia tangibile di offesa alla persona, mentre nei corrispondenti italiani il tutto è più lieve, o perchè la situazione è quasi sottintesa e non viene citato il soggetto-oggetto (un po' di cosa ?) o addirittura si cerca una magra consolazione nella disgrazia comune (ma quando mai il dolore per una martellata al mio dito potrà essere lenito da una frattura altrui ?). Ancora una volta affiora la fatalistica rassegnazione del tarantino contro un destino oscuro e crudele, cieco nella sua volontà di colpire, che non fa distinzione tra buoni e cattivi ed a cui non è possibile ribellarsi.
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Taras for tourists
( 4 oggetti )
Dear Friends, We all know that the English is the language of the Internet, so a few members of Tarantonostra have set up a short dictionary with the english translations of words and popular expressions of use on the Taranto’s roads. They will greatly help you when meeting people to catch what they say, make you understood and so fully enjoy your stay in Taranto.
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Esercizi
( 3 oggetti )
- Esercizi per gli studenti di tarantino, accussì facit' bella figur'
1 – Leggi e traduci
Ieri mi acchiavo ai Tamburi per accattare un po' di carne che dovevo fare le braciole. Mentre che camminavo ho visto un piccione di zilata tutta inciuppinata e le ho fatto un complimento un po' pesante. Improvvisamente sono stato preso alla sgordona da un ricottaro, un morsi di carnevale che non finiva più, mi ricordo che portava la canottiera alla smerza. Mi sono preso una goccia perché avevo paura che mi faceva una caricata di mazzate. Quello continuava a trementere così mi sono messo a correre.
- Ehi, biondo, che vai di pressa? Ancora ti fai male a correre così – mi ha detto
- Devo andare a fare un servizio - ho detto tentando di svicolare
Intanto il posto si stava riempiendo di un ammuzzo di ricottari, vastasoni e zilate che lucculavano:
- Awwandal a quidd, sfracaniamolo di mazzate a quidd chiattone!! –
- Dall a quidd, dall !
- Nà, quando gli sbonniamo la macchina
Cominciavo ad avere davvero paura, pensavo che mi avrebbero preso e menato a trozzoloni da sopra al ponte della ferrovia. A un certo punto uno dietro di me mi ha tuzzato e mi ha fatto inchianare sopra a casa sua.
- Pizza che paura, mi sconocchiano le gambe. Grazie assai – dissi – mi fossi affogato una gamga, quelli mi stavano per fare a santo lazzaro
- E tu non gli potevi menare un chiantapane in testa? - disse lui - comunque hai avuto più culo che sentimento ad incontrare me
- Alanga loro... mannagghia a Sant Nint ! - conclusi arrovigghiandomi le ndrame
Ovviamente ero ospite di un capo ricottaro, di quelli che non si spaventano davanti a niente, mi ricordo indossava una bella camicia schattosa verde e rossa. Entrò una gnofa pazzesca che seppi essere sua sorella e mi offrì un caffè accompagnato da una guantiera di pettole che andarono proprio sotto all'osso. Dopo essermi arripigliato fui tentato dal chiedergli se potevo uscire sul loggione e menare un po' di craste in quedd a quei vastasoni, ma mi trattenni per dovere di ospitalità. In realtà tutto quello che volevo dopo questa brutta avventura era tornare a casa e prendere di ponte il letto sperando che il mio ospite non facesse la cascetta
2 – Scegli la risposta giusta- Secondo me Pino e Carmela si sono messi insieme
N' … l'hei dat! … gul … mocc … gap
| - Ma l'hei vist a quidd? E' proprie nu tip…
… .curiùs … .fizzus … .nzvus
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?
… mannat … sprusciat … sbonnat
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… e quist so l'ov … grazie, anche a Lei … e dall'
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… mena … esci … tuzza
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- Un piatto cade e si rompe
… ngul ! … squash ! … awwand !
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- Che bella femmina ! E' proprio un morso di…
… carnevale … cauro … piccione
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- Che puzza ! Chi è che sta menando…
¨ … ficozze ¨ … senanche ¨ … loffe
| - Guarda quella, tutte le tette da…
¨
… fuori … sopra abbash … vajassa
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Questionario- Domanda da 1 Raffo :
I famosi due mari di Taranto sono : 1) Mar Pigio e Mar Pagio 2) Mar Zigo e Mar Zago 3) Mar Mocchio e Mar Mitta 4) Mar Piccolo e Mar Grande 5) Mar Caspio e Mar Morto 6) Mar Grande e Mar Medium
| - Domanda da 2 Raffo :
Il museo di Taranto è famoso per : 1) Gli ori 2) Gli ottoni del golfo 3) Le ceramiche di grottaglie 4) Gli stronzi di riace 5) Gli zinchi di Zanchi 7) I Marmi di San Brunone
| - Domanda da 4 raffo :
Il Ristorante Pizzeria Citemmuerte a San Vito è famoso per : 1) Il Polipo alla Puttanesca 2) Le faloppe di falloppio 3) Penne all'inchiostro ( di calamaro ) 4) Pizza Citemmuerte 5) Riso patate e cazzi ( di RE ) 6) Risotto alla dio me ne Scampi
| - Domanda da 8 Raffo :
Il Famoso ristorante in P.zza Ramellini si chiama: 1) Cristo all'orto 2) Gesù Cristo 3) Madonna benedetta 4) Giuda Ladro 5) Il Basilico di San Pietro 6) Quo Vadis?
| - Domanda da 16 Raffo:
La marcia dei perdoni durante la Settimana Santa viene "scandita" da uno strumento chiamato : 1) Bottana ; 2) Droia ; 3) Troccola ; 4) Liberdina , 5) Madrona ; 6) Intranaus ;
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Duelli verbali
( 4 oggetti )
Una delle caratteristiche del Tarantino è quella di essere molto attivo verbalmente (sul fisicamente, penso che decenni di Arsenale e Italsider abbiano oramai perfezionato una atavica predisposizione a 'nno ffà nu cazz) percui è un punto d'onore avere sempre l'ultima parola in una discussione, possibilmente umiliando l'avversario, tanto da poter affermare: Muduu, a 'mmerd t'aggh'fatt' (a tale proposito si veda: Onest - Ngul t'rest & C.). A tale proposito riportiamo alcuni duelli verbali che esemplificano quanto detto.
Uccio: Cè pizz'ca teng ! Ciccio: Vòtata n'gul ! Uccio: No pozz', quann'è tost no s'pieg e quann'è mosch non c'arriv' ! (applausi) Uccio: Duman è Pasc ... Ciccio: E quist'sò l'ov (con la mano a cucchiaio a comprendere il sacco scrotale, ovvero "l'cugghiun") Uccio: E quist'è a carn pu brod' (stesso gesto ad evidenziare il membro virile, ergo "u cazz') (applausi e "sbatt'u cinc") vedi ordinanza Sindacale n° 2
Giuann: M'che! M'che: Ah! Giuann: Ngul! M'che: A te sul! Giuann: A me m sprusc e a te ve 'ungul (Motoooo a merd t'agghie fatt!!!) M'chel: Sin, ngul a sor't! Giuann: Ie sor non ne teng e sus a a sort m meng e pur ca a t'ness 'ngul a mamat a m'ttess M'chel: E mo che e ditt sta rim si strunz chiù d prim
Giuann: E mo che e ditt sta rispost vaffangul e statt a post!!!
Finale alternativo: E mò ca èe fatt' tutt' quist, pigghia u' cazz' e balla u twist
La linea 11 dell'Amat è divertente, ci trovi le signore che portano in braccio dei simpatici ventenni chiedendo al malcapitato occupante di un posto a sedere "maè ma fa'zzità ca teng'upiccinne?" Bè, una mattina mi trovo vicino all'autista e mentre il bus è fermo per il traffico vicino al piccolo bar una fiat decappottabile (124 o 128 non ricordo) comincia a suonare il clackson all'impazzata. Il robusto autista si sporge dal finestrino e rivolgendosi all'automobilista dice: "oooh cè ti piace a musica?!" l'automobilista beffardo risponde "è capite bbuene!" al che il nostro paladino risponde :" e vva suen l'tamburri cull'oss dell'muert d'mamt'!!!". Cala il gelo nel Bus. Corrado
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Detti Popolari
( 113 oggetti )
INTRODUZIONE
(parlando con decenza...)
La Storia è maestra di vita, si dice, è da quando l'uomo ha iniziato a rapportarsi con i suoi simili, prima ancora che avesse tempo e capacità di scrivere quanto aveva imparato, il suo bagaglio di esperienze veniva trasferito alla generazione seguente tramite racconti e storie. Nel giro di pochi anni, la nostra società è stata praticamente stravolta, pochi di noi ricordano ancora nonni seduti vicino al caminetto o di fronte alla frasciera che raccontano episodi sospesi tra realtà e fantasia, pochi sono coloro che sanno chi sia l'Ignazio padrone dell'asino a cui si veniva paragonati quando si tornava a casa malconci dopo una caduta in bicicletta o una virile partita di pallone, pochi sono coloro che ricordano come e perché alcuni proverbi siano nati e pochi si avviano a diventare anche coloro che questi detti almeno li conoscono. Il miglior modo per imparare è insegnare a qualcuno, e così, grazie alla necessità di spiegare ad Archibald, mio impareggiabile maggiordomo, il significato di proverbi ed espressioni che spesso pronunciavo sovrappensiero, mi son cimentato nella esegesi e nella analisi di questi distillati di saggezza popolare, scoprendo un mondo che conoscevo solo in superfice. Ho ritenuto che questo mio modesto lavoro potesse essere di una qualche utilità anche ad altri, soprattutto a coloro che, per i più svariati motivi, sono lontani da Taranto e tentano di conservarne gelosa memoria; ed a questo punto è però chiarire una cosa: pur essendo nata dal tentativo di spiegare a chi non aveva pratica col dialetto la filosofia di vita ed un po' della nostra storia e cultura, questa raccolta di scritti riunisce espressioni che solo chi ha respirato i metallici fumi dell'Italsider può comprendere, modi di dire cinici e rassegnati che da sempre sferzano e consolano le rughe segnate dalla salsedine di chi dal mare trae gioia e dolore, frasi usate e abusate da tutti coloro che di fronte ad un forestiero, foss'anche il Papa, si presenterebbero con un <>.
Concludo chiedendo scusa per l'opinabile trascrizione del nostro dialetto ed augurandomi che i lettori vorranno apprezzare queste pagine per quello che sono: una esperienza divertente senza velleità artistiche o culturali, un gioco tra amici, uno scherzo che spero diverta chi lo leggerà tanto quanto ha divertito me che l'ho scritto.
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